MONTE MALAMOT, 2914m (Savoia)



Accesso da Susa/ Giaglione 31,3 Km

Stato

Distanza (km)

Dislivello (m)

Pendenza (%)

Susa(493)-Giaglione(800)
A
4,0

307

7,67

Giaglione(800)-bivio Val Clarea(978)  
A

2,2

207

9,41

bivio Val Clarea(978)-Molaretto(1169)
A

3,6

191

5,31

Molaretto(1169)-Bar Cenisio(1479) 
A
3,8

310

8,16

Bar Cenisio(1479)-la Gran Croce(1876)

A

6,5

397

6,11

la Gran Croce(1876)-Colle del Varisello(2020)
N A

2,5

144

5,76

Colle del Varisello(2020)-Monte Malamot(2914) 
N A

8,7

894

10,28






Accesso da Susa/ Novalesa 39,4 Km

Stato

Distanza (km)

Dislivello (m)

Pendenza (%)

Susa(493)-Novalesa(828)
A
7,5

335

4,47

Novalesa(828)-ponte(1005) 
A

2,7

177

8,79

ponte(1005)-Moncenisio(1461)
A
4,3

456

10,60

Moncenisio(1461)-Bar Cenisio(1483) 
A
7,0

22

0,31

Bar Cenisio(1483)-la Gran Croce(1876)

A

6,5

393

6,05

la Gran Croce(1876)-Colle del Varisello(2020)
N A

2,5

144

5,76

Colle del Varisello(2020)-Monte Malamot(2914) 
N A

8,7

894

10,28




Il Monte Malamot, con l'affiancata Pointe Droset (2917m), è una delle montagne che dominano il lato meridionale della conca del Moncenisio; fino alla seconda guerra mondiale si trovava in territorio italiano, ma il trattato di pace ha imposto l'arretramento del confine ed oggi risulta interamente in territorio francese.
Sulla sua sommità si trovavano delle fortificazioni, costruite dagli italiani per controllare il Passo del Moncenisio; per accedervi era stata costruita la strada che da la Gran Croce (1876m), all' inizio del pianoro del Moncenisio, sale al Colle del Varisello (2020m) e da qui con innumerevoli tornanti risale il crinale fino alla sommità della montagna.
Attualmente le fortificazioni sono abbandonate e la carreggiabile è lasciata senza manutenzione, ma nel complesso presenta ancora un fondo sufficientemente buono per la percorrenza con le mountain-bike; solo ad 1,5 Km dalla vetta una frana costringe a percorrere 200 metri a piedi.
Durante il percorso è giusto pensare a chi ha progettato e realizzato questo tracciato di alta quota, brillante opera di ingegneria disegnata elegantemente e sapientemente sulle pendici della montagna.
I panorami che si godono nel corso della salita e soprattutto sulla vetta sono realmente eccezionali ed entusiasmanti.
Da Susa a la Gran Croce si può seguire la strada statale del Colle del Moncenisio (2084m) oppure l'alternativa rappresentata dalla tranquilla strada che risale la valle della Cenischia prima di riconnettersi alla statale; entrambi i percorsi sono interamente asfaltati.

Da Susa (493m alla stazione ferroviaria) la strada comincia a salire con pendenza subito impegnativa fra boschi e vigneti nell'amena valle della Cenischia; dopo il bivio a destra (564m) per Venaus e Novalesa si oltrepassa l'incrocio (583m) dove si lascia a destra l'accesso all'autostrada del Fréjus.
Dopo un tratto impegnativo nel bosco ad un incrocio (691m) si lascia a sinistra l'accesso alla parte più bassa del centro abitato di Giaglione e poco dopo si affronta il 1° tornante (751m) dove si lascia a destra un'altra diramazione per Venaus; si transita nella parte alta (800m) di Giaglione, paese sparso sul pendio in bella posizione panoramica sulla val di Susa con vari nuclei a quote differenti; dopo gli impegnativi 2° tornante (857m), 3° tornante (894m) e 4° tornante (834m) si arriva ad un incrocio (978m) dove si lascia a sinistra la strada provinciale 255 della Val Clarea.
Si percorre un lunghissimo ed impegnativo traversone; la pendenza diventa facile per un breve tratto presso le poche case di San Martino (1088m) mentre si procede in costa con bella vista a picco su Venaus (604), nel fondovalle, e sul grandioso ed imponente massiccio del Rocciamelone (3538m), nell'antichità erroneamente considerato la vetta più alta delle Alpi, che si staglia sull'opposto versante della vallata.
Presso le poche case solitarie di Molaretto (1169m) si riprende a salire con ripida pendenza tra splendidi boschi affrontando il 5° tornante ed il 6° tornante (1225m); dopo la deviazione per il piccolo comune di Moncenisio (vedi itinerario alternativo) si perviene alla sparsa borgata di Bar Cenisio (1479m), dove sorgeva il vecchio posto doganale italiano e dove si incontra una bella fontana, ultima occasione di approvvigionamento idrico.
Si continua in dura ascesa aggirando un costone della montagna mentre i boschi diventano più radi e l'ambiente più alpestre; si costeggiano alcune gallerie facenti parte del tracciato della ferrovia a cremagliera (sistema Fell) in funzione fra il 1868 ed il 1871.
Dopo aver superato il 4° rifugio (1721m) si raggiunge la linea di confine in una stretta gola rocciosa; subito dopo la salita si interrompe e, costeggiando un piccolo bacino artificiale, si entra nel Piano di San Nicolao, che si attraversa con un rettilineo tra i pascoli.
Al termine del pianoro si affrontano 6 duri tornanti per superare la ripida parete rocciosa che chiude il piano e finalmente si sbuca nel vasto pianoro del Moncenisio in località la Gran Croce (1876m), dove si incontra la ex-dogana francese ai piedi della diga del Moncenisio.

Il percorso alternativo nel primo tratto si salita è rappresentato dalla tranquilla strada che risale la valle della Cenischia e si ricongiunge tra Molaretto e Bar Cenisio alla statale.
Da Susa (493m alla stazione ferroviaria) si segue l'itinerario principale per circa un chilometro, poi si svolta a destra scendendo brevemente fino al fondovalle che si segue senza difficoltà fino a Venaus (604m); la salita diventa progressivamente più impegnativa e con qualche duro strappo ed un falsopiano si raggiunge Novalesa (828m), famosa per la sua abbazia medievale.
All'inizio del paese si svolta a sinistra seguendo i cartelli per Moncenisio e si costeggia il centro abitato, al cui termine si attraversa il torrente e si comincia con alcune ripide rampe la salita; dopo aver attraversato nuovamente il torrente si passa presso le poche case di Santa Maria (947m) e si affronta un tornante continuando in costa.
Si riattraversa il torrente su un ponte (1005m) pianeggiante e si affrontano 13 stretti tornanti; la pendenza risulta sempre costantemente dura ma in due rampe è veramente ripidissima; si continua con forti pendenze ed altri tre tornanti nel fitto bosco; dopo l'oratorio di Sant'Antonio (1408m) si raggiunge il comune di Moncenisio (1461m), anticamente Ferrera Cenisio, uno dei più piccoli comuni d'Italia, dove si arriva ad un incrocio.
Svoltando a destra si perviene alla piazza del municipio, dove si incontra una bella fontana e la strada ha termine.
Si tiene dunque a sinistra e, dopo aver costeggiato due ameni laghetti, il lago Grande (1423m) ed il lago Piccolo (1400m), si procede in costa in leggera discesa e falsopiano per 5,4 Km fino a sbucare sulla strada statale 1,7 Km a valle di Bar Cenisio; svoltando a destra si percorre il tracciato già descritto fino alla Gran Croce.

Si abbandona la strada asfaltata del Colle del Moncenisio presso l'edificio della ex-dogana francese in località La Gran Croce (1876m) svoltando verso l'imponente diga; si attraversa l'ampio piazzale, si lascia la strada asfaltata per l'albergo Mont Malamot svoltando a destra su strada sterrata e si costeggia un gruppo di case diroccate dopo le quali, prima dell'ultima casa isolata, si svolta a sinistra.
Dopo un ponticello si sale dapprima moderatamente e poi fortemente sul lato meridionale della conca, si supera un tornante e si procede in costa fino ad un incrocio, dove si tiene a sinistra lasciando a destra le due strade sterrate per la diga e per il Forte Varisello.
Si sale ripidamente alle pendici del roccione dove sorge il forte fino al Colle del Varisello (2020m); si lascia a destra la strada non asfaltata che costeggia la sponda meridionale del Lago del Moncenisio e si sale ripidamente a superare un dosso.
Dopo una brevissima e sconnessa discesa si sale con dure pendenze fino ad un incrocio: a sinistra una carreggiabile si snoda in costa lungo il lato meridionale della valle ad una quota superiore rispetto alla statale fino a scendere a Bar Cenisio, a destra una stradina discende verso il Lago del Moncenisio; di fronte si imbocca la strada per il Malamot, chiusa da una sbarra che impedisce il traffico motorizzato.
La carreggiabile sale subito ripida ed affronta i primi dei 36 tornanti con fondo piuttosto sconnesso lungo la parete prativa che sovrasta il Forte Varisello ed il lago con un panorama che diventa sempre più ampio e grandioso.
Dopo i primi tornanti il fondo alterna tratti ben pedalabili a pezzi che richiedono molta abilità per passare fra grossi sassi; in alcuni punti può essere necessario mettere piede a terra per brevissimi tratti.
Si incontrano alcune pietre miliari che scandiscono la salita.
Dopo il 13° tornante si incontra uno dei pochi tratti con pendenza moderata e buon fondo fino al 14° tornante, poi si percorre un lungo pezzo in costa e si entra in una conca dominata da una ripida parete.
Dopo il 16° tornante si affronta un tratto molto ripido ai piedi di una enorme parete rocciosa ed il fondo si presenta molto sconnesso fino ad essere quasi impraticabile per pochi metri appena prima del 17° tornante; dopo la pietra miliare del 5° Km, corrispondente al 19° tornante, si sbuca in ambiente più aperto ed all'uscita del 20° tornante si individua chiaramente il forte in cima al Malamot.
Si passa presso due vecchi ricoveri e si percorre un brevissimo tratto in leggera salita fino al 24° tornante poi si continua in forte salita su fondo sconnesso lungo il crinale tra due valloni e si raggiunge il bivio per il Lago Bianco (2617m) presso i tralicci dell'elettrodotto, poco prima della pietra del Km 6,5 e di alcune caserme in rovina alla base del torrione sommitale del Monte Malamot.
Dopo aver sfiorato le caserme si affrontano 4 ripidi e sconnessi tornanti e si penetra nella gola ai piedi della cima; per 100 metri prima e 100 metri dopo il 29° tornante occorre procedere a piedi sui massi franati sul tracciato; al 30° tornante si riprende a pedalare con fondo discreto e si affrontano altri due tornanti ed un lungo ripidissimo rettilineo che conduce ad un pianoro sul lato occidentale del monte.
Due carreggiabili raggiungono due tralicci dell'elettrodotto mentre il panorama si apre grandiosamente.
Si supera la pietra miliare dell'ottavo Km e si affrontano gli ultimi 4 difficili tornanti; dal 36° ed ultimo si gode una bella vista verso la valle dell'Arc ed in distanza sulle montagne del Massif des Ecrins.
Si percorre l'ultimo tratto in costa con discreto fondo tra grandi pietraie e finalmente si arriva al piccolo spiazzo di fronte all'ingresso della diroccata Caserma Malamot. La sommità è formata da una lunga e sottile cresta che si snoda dal M.Malamot, dove sorge la caserma, a nord alla Punta Droset (2917m) a sud; la vetta presenta ripidi strapiombi su tutti i versanti eccetto quello occidentale dove si snoda il tracciato.
Il panorama è entusiasmante: ad est svettano vicini il Monte Bard (3168m) ed il Monte Giusalet (3313m) con il ghiacciaio di Bard; a nord si vede la cresta che va dalla punta del Rocciamelone (3538m) all'anfiteatro del Roncia-Lamet che domina il vasto Lago del Moncenisio che giace in basso con il suo colore blu intenso; ad ovest in primo piano si erge la punta Clery (3173m) mentre in distanza si vedono le numerose cime bianche del gruppo della Vanoise ed in particolare l'ampio ghiacciaio della Vanoise; a sud si erge il Dent d'Ambin (3382m), sul confine italo-francese.

(Itinerario percorso il 09/09/2000)



In vetta al M.Malamot con i ghiacciai della Vanoise sullo sfondo

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