L'importante
valico, punto convenzionale di separazione tra le Alpi Cozie e
Graie, collega la valle di Susa in Piemonte con la valle dell'Arc
in Savoia. Il passo, già noto ai Romani, cominciò
a supportare una notevole quantità di traffico solo nel
medioevo, allorchè divenne la porta dell'Italia per i
sovrani dei Franchi, Pipino il Breve e Carlomagno, nel corso
delle loro molteplici spedizioni militari. Per i duchi di
Savoia rappresentò a lungo il passaggio fondamentale per
collegare le loro due capitali, Torino e Chambèry; la
strada moderna fu comunque fatta costruire da Napoleone nel
1803-10. Nel 1860, con la cessione della Savoia alla Francia,
il confine fu fissato al valico, ma, dopo la seconda guerra
mondiale, un iniquo trattato di pace ha imposto l'arretramento
della frontiera di una decina di chilometri, in modo che la
Francia controlla oggi interamente il pianoro con il lago
artificiale alla sommità del colle. La strada attuale,
statale N. 25 in Italia e nazionale N. 6 in Francia, è
asfaltata, ampia, comoda e ben tenuta; purtroppo è
percorsa da molto traffico, anche pesante, che opta per il passo
anche dopo l'apertura del traforo del Frèjus, che pure ha
notevolmente alleggerito il flusso dei veicoli sul
Moncenisio. Sul versante italiano la salita risulta molto
lunga e dura, con una pendenza che raggiunge in più tratti
il 10%, mentre sul versante francese il percorso è più
breve quantunque molto impegnativo.
Sul versante italiano
a Susa (493m alla stazione ferroviaria) la strada comincia a
salire con pendenza subito impegnativa fra boschi e vigneti
nell'amena valle della Cenischia; dopo il bivio a destra (564m)
per Venaus e Novalesa si oltrepassa l'incrocio (583m) dove si
lascia a destra l'accesso all'autostrada del Fréjus. Dopo
un tratto impegnativo nel bosco ad un incrocio (691m) si lascia a
sinistra l'accesso alla parte più bassa del centro abitato
di Giaglione e poco dopo si affronta il 1° tornante (751m)
dove si lascia a destra un'altra diramazione per Venaus; si
transita nella parte alta (800m) di Giaglione, paese sparso sul
pendio in bella posizione panoramica sulla val di Susa con vari
nuclei a quote differenti; dopo gli impegnativi 2° tornante
(857m), 3° tornante (894m) e 4° tornante (834m) si arriva
ad un incrocio (978m) dove si lascia a sinistra la strada
provinciale 255 della Val Clarea. Si percorre un lunghissimo
ed impegnativo traversone; la pendenza diventa facile per un
breve tratto presso le poche case di San Martino (1088m) mentre
si procede in costa con bella vista a picco su Venaus (604), nel
fondovalle, e sul grandioso ed imponente massiccio del
Rocciamelone (3538m), nell'antichità erroneamente
considerato la vetta più alta delle Alpi, che si staglia
sull'opposto versante della vallata. Presso le poche case
solitarie di Molaretto (1169m) si riprende a salire con ripida
pendenza tra splendidi boschi affrontando il 5° tornante ed
il 6° tornante (1225m); dopo la deviazione per il piccolo
comune di Moncenisio (vedi itinerario alternativo) si perviene
alla sparsa borgata di Bar Cenisio (1479m), dove sorgeva il
vecchio posto doganale italiano e dove si incontra una bella
fontana, ultima occasione di approvvigionamento idrico. Si
continua in dura ascesa aggirando un costone della montagna
mentre i boschi diventano più radi e l'ambiente più
alpestre; si costeggiano alcune gallerie facenti parte del
tracciato della ferrovia a cremagliera (sistema Fell) in funzione
fra il 1868 ed il 1871. Dopo aver superato il 4° rifugio
(1721m) si raggiunge la linea di confine in una stretta gola
rocciosa; subito dopo la salita si interrompe e, costeggiando un
piccolo bacino artificiale, si entra nel Piano di San Nicolao,
che si attraversa con un rettilineo tra i pascoli. Al termine
del pianoro si affrontano 6 duri tornanti per superare la ripida
parete rocciosa che chiude il piano e finalmente si sbuca nel
vasto pianoro del Moncenisio in località la Gran Croce
(1876m), dove si incontra la ex-dogana francese ai piedi della
diga del Moncenisio; una stradina non asfaltata sale sul lato
meridionale della diga e costeggia tutto il lago fino al Colle
del Moncenisio. Si abbandona il tracciato della strada
napoleonica, sommerso dalle acque del bacino artificiale che ha
ampliato un precedente lago artificiale più piccolo, che a
sua volta aveva già modificato il piccolo lago naturale
esistente nel fertile pianoro precedente il valico. Con 3 ampi
e ripidi tornanti si sale tra i prati per raggiungere il livello
del limpido e vasto lago; una breve discesa ed un tratto di
impegnativa salita conducono al belvedere dell'EDF (2065m), dove
l'ente elettrico francese ha costruito un locale con carte e
fotografie relative al bacino idroelettrico ed alle opere di
sfruttamento idraulico con l'indicazione delle montagne
circostanti. Con un altro breve tratto di salita si perviene
al Plan des Fontainettes (2093m), splendido punto panoramico sul
lato settentrionale del bacino, ove sorgono una cappella
piramidale, il museo storico del Moncenisio, due bar-ristoranti
ed un albergo. Il panorama è splendido sul vasto ed
azzurro lago, dominato dalla Cime de Bard (3168m); presso
l'opposta estremità della diga sorge il Forte Varisello su
un roccione a picco sopra il lago; verso sud si apre la valle che
conduce al Colle
del Piccolo Moncenisio (2182m); verso ovest si ammira il
biancore sfolgorante del ghiacciaio della Vanoise con il Dome de
Chasseforet (3586m). Si continua con saliscendi alti sul lago
fino al termine del bacino; con una breve e ripida rampa si
raggiunge il valico, stretta sella aperta tra il Monte la Tomba
(3014m) e la Punta Clairy (3163m), al limite occidentale del
pianoro del Moncenisio; subito dopo l'obelisco si trova un
bar-ristorante.
Sul versante francese si parte da Modane
(1057m), importante nodo di comunicazione allo sbocco dei trafori
ferroviario e stradale del Frèjus. Si sale
sensibilmente fino a Villarodin-Bourger e si continua senza
difficoltà lungo la valle dell'Arc a le Verney (1248m) e
Termignon (1300m); dopo un tratto di forte salita si prosegue in
falsopiano fino a Lanslebourg-Mont-Cenis (1399m), dove si svolta
a destra abbandonando la strada che risale la valle e conduce
fino al Col
de l'Iseran (2770m). Si attraversa l'Arc su un moderno
ponte e subito dopo si tiene a sinistra presso le stazioni di
partenza di due seggiovie iniziando a salire moderatamente nel
bosco; in corrispondenza del 1° tornante (1518m) si lascia a
sinistra una strada asfaltata alternativa che sale da
Lanslevillard (1461m). Con pendenza molto impegnativa si
affrontano il 2° tornante, dove si lascia a destra una
stradina sterrata, il 3° tornante (1665m), dove si ignora una
pista forestale a sinistra, e dopo l'incrocio con una pista da
sci il 4° tornante (1768m), in corrispondenza del quale si
distacca a destra una strada a fondo naturale. Al 5°
tornante (1879m) si lascia a sinistra una pista in terra battuta
e dopo l'incrocio (1952m) con la carreggiabile di accesso ad una
vicina antenna a sinistra ed uno spiazzo a destra con tavola di
orientamento e con un magnifico panorama sui ghiacciai e sulle
vette del massiccio della Vanoise si imbocca il vallone che
conduce al valico transitando presso un edificio rurale in
località la Ramasse. Dopo l'incrocio (2061m) in cui si
lascia a sinistra la pista a fondo naturale per gli edifici di la
Fernaz, che si vedono a distanza ravvicinata, e di servizio per
gli impianti di risalita si effettua un'ampia curva alla testata
del vallone passando ai piedi del dosso su cui sorge la Chapelle
Saint-Pierre e passando davanti ad un bar si arriva al passo dove
sorge l'obelisco commemorativo.
Un'alternativa nel primo
tratto di salita sul versante italiano è rappresentata
dalla tranquilla strada che risale la valle della Cenischia e si
ricongiunge tra Molaretto e Bar Cenisio alla statale che si segue
poi fino al valico. Da Susa (493m alla stazione ferroviaria)
si segue l'itinerario principale per circa un chilometro fino
all'incrocio (564m) per Venaus e Novalesa dove si svolta a destra
scendendo brevemente fino al fondovalle che si segue senza
difficoltà fino a Venaus (604m); la salita diventa
progressivamente più impegnativa e con qualche duro
strappo ed un falsopiano si raggiunge Novalesa (828m), famosa per
la sua abbazia medievale. All'inizio del paese si svolta a
sinistra seguendo i cartelli per Moncenisio e si costeggia il
centro abitato, al cui termine si attraversa il torrente e si
comincia con alcune ripide rampe la salita; dopo aver
attraversato nuovamente il torrente si passa presso le poche case
di Santa Maria (947m) e si affronta un tornante continuando in
costa. Si riattraversa il torrente su un ponte (1005m)
pianeggiante e si affrontano 13 stretti tornanti; la pendenza
risulta sempre costantemente dura ma in due rampe è
veramente ripidissima; si continua con forti pendenze ed altri
tre tornanti nel fitto bosco; dopo l'oratorio di Sant'Antonio
(1408m) si raggiunge il comune di Moncenisio (1461m), anticamente
Ferrera Cenisio, uno dei più piccoli comuni d'Italia, dove
si arriva ad un incrocio. Svoltando a destra si perviene alla
piazza del municipio, dove si incontra una bella fontana e la
strada ha termine. Si tiene dunque a sinistra e, dopo aver
costeggiato due ameni laghetti, il lago Grande (1423m) ed il lago
Piccolo (1400m), si procede in costa in leggera discesa e
falsopiano per 5,4 Km fino a sbucare sulla strada statale 1,7 Km
a valle di Bar Cenisio; svoltando a destra si percorre il
tracciato già descritto fino al Passo del
Moncenisio.
(Itinerario percorso il 20/07/1985)
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